
LA GIOIELLERIA IN EPOCA ROMANTICA
PROF. SERGIO ANSUINI| ROMA 7 MARZO 2025
Lo tsunami napoleonico, con le sue aquile, il ritorno al classico, l’effettività artistica, gli ideali superiori, fu seppellito a Waterloo. La reazione, naturalmente, non si fece attendere. Tanto il pendolo viene spostato da un lato tanto più poi tracima in quello opposto. Questo è accaduto ed accade in ogni epoca. Un vasto movimento si impose allora in Europa. Si riscoprì la natura, le emozioni individuali, il pathos. Il Barocco, che era stato annichilito dall’albero della libertà prima e dalla via imperiale poi, timidamente si risollevò e venne il Romanticismo. Un sentire comune unì Schumann, Chopin, Turner, Gericault, Hayez con Byron, Shelley, Leopardi… La nostra Scuola di Posillipo, in parte influenzata da artisti stranieri come Turner prosperò a Napoli che con Milano fu uno dei centri dove si sviluppò l’esitante romanticismo italiano.
(Musée de la Vie Romantique)
Il Musée de la Vie romantique, con sede a Parigi, ha messo in evidenza con una mostra lo sviluppo e la creatività degli orafi francesi tra il 1814 ed il 1848. I dettami romantici influenzarono la gioielleria con nuovi temi e nuove tecniche lavorative. Venivano osservati i quadri del XIV, XV e XVI secolo. Ghiberti, Michelangelo, Durer e Cellini venivano presi a modello guardando tuttavia anche a Luigi XV ed alla bellezza dello stile rocaille. Grande fu la mania per l’Oriente che però fu trasmutato spesso dalla fantasia dei creatori. La natura fu poi una grande forma di ispirazione.
Mentre la rivoluzione industriale introduceva anche in campo orafo la lavorazione seriale, una parte della produzione, necessitando di una grande abilità, divenne uno spazio riservato ad una élite di gioiellieri la cui ambizione era di creare delle opere d’arte.
Questa gioielleria artistica mosse i primi passi con Charles Wagner (1799-1841). Di origini tedesche si trasferì presto a Parigi eccellendo nell’arte orafa. Assieme al cognato Augustin Medard Mention, nel loro atelier, si specializzarono nella lavorazione del niello riuscendo a infrangere il monopolio russo. Crearono e brevettarono tecniche orafe tra cui una particolare lega del platino. Wagner si ispirò, nella creazione di gioielli, allo stile gotico e rinascimentale. Oltre a Wagner possiamo ricordare tra i leaders della gioielleria romantica Froment Meurice, che abbiamo già incontrato in occasione della commessa per l’esecuzione della spada del Conte di Parigi, ed il suo capo laboratorio Jules Wiese. Un posto importante spetta a Jean Valentin Morel (1794-1860). La sua vita fu burrascosa passando alternativamente da periodi di agiatezza ad altri di gravi ristrettezze. Il padre lo iniziò all’arte lapidaria ed andò poi a bottega dal maestro orafo Adrien Vachette. Nel 1834 divenne capo laboratorio del celebre gioielliere Fossin che lasciò per mettersi poi in società con il grande dandy ed architetto Henri Duponchel, eclettico direttore dell’Opera de Paris, amico di Guerin e Delacroix. La collaborazione portò alla fondazione della maison Morel & C che fu apprezzata a livello internazionale, ma poi il celebre atelier, che occupava diverse decine di operai, chiuse per una lite tra i soci nel 1846. La sentenza del tribunale fu devastante per Morel che perse tutto finanche il diritto di lavorare a Parigi. Il tentativo di conquistare Londra con il figlio di Fossin come socio, malgrado successi e notorietà, falli per ragioni economiche. Nel 1853 Morel tornò in Francia ed aprì bottega a Sevres, non lontano dalla proibita Parigi. Qui lavorò con una piccola cerchia di fedeli estimatori e con le commesse di Jules Fossin. Morì nel 1860.
La creatività e l’abilità orafa di Morel sono indiscutibili. Ebbe maestri e frequentazioni che elevarono le sue capacità artistiche. Numerosi furono i riconoscimenti e le partecipazioni a competizioni internazionali.
(La coppa Hope di Jean-Valentin Morel)
Capolavoro dell’arte lapidaria del XIX secolo è la celebre coppa Hope eseguita da Morel nel periodo di Sevres. La coppa fu presentata all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855 ed è stata acquistata a New York nel 2024 dal Museo d’Orsay. Alta 65 cm e con un peso di circa 16 Kg sotto la direzione del celebre orafo è il frutto della collaborazione con artisti eccellenti. Fiori e piante sono eseguiti alla maniera del XVI secolo ed il tutto presenta un grande senso drammaturgico.