Un Diario da Casa Ansuini

I BENI RIFUGIO

Prof Sergio Ansuini | Roma 23 Giugno 2024

Stiamo vivendo un contesto geopolitico assolutamente inimmaginabile solo 3 anni fa e purtroppo lo scenario va ogni giorno arricchendosi di nuovi focolai. E’ una escalation che non accenna a finire e nel prosieguo la conclusione  puo’  anche essere tragica. Oltre ai fatti bellici, con il coinvolgimento di sempre nuovi attori, stiamo assistendo ad un rapido sommovimento geoeconomico. Posizioni e gerarchie  cristallizzate nei decenni si stanno modificando. Si va verso un mondo multipolare e la transazione può essere  dolorosa.

Da sempre gli uomini nei periodi difficili cercano di preservare i propri beni ed i preziosi  sono importanti perché facili da trasportare e dal valore universale.

Inoltre più le situazioni divengono critiche più il ruolo dei preziosi diviene essenziale

L’oro ha sempre avuto un posto privilegiato nell’immaginario collettivo ed oggi ha assolto la sua funzione di tutela aumentando  di valore…. forse troppo, perché è di questi giorni un’inversione di tendenza . Ha contribuito lo stop agli acquisti della Cina ed appare chiaro che l’impennata delle quotazioni deve essere inserita nella transizione multipolare ed il relativo affrancamento dal dollaro.

Oggi l’oro come bene rifugio assolve ancora la sua funzione di tutela del patrimonio, ma non garantisce  una conservazione in toto del valore.

I diamanti che dalla scoperta delle miniere del Capo (fine ‘800) e dal controllo quasi monopolistico della famiglia Oppenheimer e della De Beers allargato in seguito alla società russa Alrosa hanno rappresentato un prodotto finanziario (classificazione, borsa dei diamanti, listino  quotazioni etc) supportato da una politica di immissione sul mercato di quantità programmate di grezzo per  stabilizzare ed incrementare i listini. Inoltre il diamante era diventato un prodotto emozionale imprescindibile (Diamante uguale amore -Un diamante è per sempre etc.)

In tempi brevi sono accaduti una serie di fatti che hanno creato grandi perplessità: diamanti coltivati in laboratorio, sanzioni per i diamanti russi, questione etica per i diamanti naturali e nuovi orientamenti nel lusso soprattutto con riferimento alla generazione Z.

Tutti questi fattori, quasi una tempesta perfetta, hanno scosso il prestigio dei diamanti provocando nell’ultimo anno una diminuzione di valore di circa il 20%.

I gioielli hanno da sempre rappresentato bellezza, arte, potere ed esclusività. Le donne e gli uomini non hanno mai cessato di desiderarli ed in certi periodi sono dovute intervenire  leggi suntuarie per limitarne l’uso. La gioielleria è passata da essere un prodotto artistico artigianale, dove il prezzo delle materie prime e l’abilita degli orafi erano costituenti per il suo valore, ad un prodotto industriale gestito da multinazionali dove il valore intrinseco è trascurabile rispetto al brand. Non è più il gioiello che viene acquistato, ma un marchio supportato da massicce campagne pubblicitarie che creano bisogni fittizi modificando il sentire dei consumatori.

L’industrializzazione del settore è iniziata negli anni ’70/80 del secolo passato. Oggi, salvo rare eccezioni, per avere un gioiello che garantisca esclusività e che possa mantenere il valore bisogna rivolgersi a quelli eseguiti in tempi precedenti quando la fabbricazione era simile a quella di epoche passate. Gioielli fatti a mano, complessivamente di numero limitato, dove l’abilità dell’orafo e del creatore spesso sconfinava nell’arte.

Le grandi dinastie orafe del XIX e della prima metà del XX secolo hanno prodotto e firmato gioielli realmente magnifici il cui valore è destinato a crescere nel tempo.

  Rubini  zaffiri e smeraldi non hanno seguito la strada dei diamanti, anche perché ogni pietra è un unicum.  Predominanti nella gioielleria antica rispetto ai diamanti stanno riprendendo il posto che gli compete. Sempre più  giovani sposi si rivolgono alle pietre di colore per l’anello di fidanzamento.  Rispetto al freddo diamante la pietra di colore affascina.  Soprattutto quelle provenienti dalla Birmania, dal Kashmir o dalla Colombia, oltre ad essere molto rare, catturano per la profondità, la lucentezza  e la tonalità del colore. La quantità di queste pietre è limitata. Riuscire a possedere una bella gemma naturale, non trattata e proveniente da una dalle più importanti miniere, è sempre più difficile ed il suo valore è destinato ad incrementarsi

Nella prossima asta di gioielli del 25 Giugno è proposto un magnifico e raro  Burma del colore e con le caratteristiche dei rubini birmani di circa cti. 3 montato su un anello eseguito da Bulgari negli anni ‘70

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