LAMOSTRA CHE NON SI POTEVA FARE
“Lacrime di Guerra” una mostra che fa riflettere e …
DOTT. STEFANO ROCCA | 26 MAGGIO 2024 | ROMA
Insieme ad Andrea Ansuini, abbiamo incontrato Alessio Ponti, consulente di arte dell’Ottocento, nella sua bella galleria a due passi da via Giulia – al centro di Roma – in via Monserrato (al numero 8) per vedere insieme la mostra che ha allestito di recente (visibile dal 10 maggio all’ 8 giugno) e di cui ci aveva parlato.
La mostra si intitola “Lacrime di Guerra” (un disperato urlo contro gli orrori della guerra), “è una mostra che avevo in mente di fare da anni, ma ogni volta che ci pensavo… non mi sembrava fattibile…” ci dice Alessio Ponti prima di accompagnarci a vedere i 28 quadri, parte del ciclo di 60 dipinti ispirati alla Grande Guerra realizzati da Giovanni Costantini (1872-1947), 45 dei quali dipinti dall’artista tra il 1915 ed il 1921 vennero presentati per la prima volta – in occasione della Prima Biennale Romana del 1921 – al Palazzo delle Esposizioni (via Nazionale a Roma) su invito del sindaco di allora (lo scultore Adolfo Apolloni).
( ( La Madre )
Ci racconta Alessio Ponti che “la serie alla sua presentazione riscosse uno straordinario successo di pubblico, che usciva commosso dalla visione delle opere, tanto che il dipinto intitolato “la Spia” (in esposizione, n.d.r.) vinse il primo premio della critica – erano gli artisti stessi a scegliere il migliore tra loro -ma al contempo ,da parte di chi riteneva che la guerra si dovesse rappresentare come mitica idealizzazione dell’ardore patriottico, sollevò tante polemiche con accuse di disfattismo… al punto che una delle opere oggi in mostra, l’allegoria della “Vittoria” dovette essere ritirata”, e fu imposto il silenzio stampa su questa parte dell’esposizione.
“perché la mia ritrosia? …” aggiunge Ponti, “… in effetti, questi quadri mandano forte un urlo di rifiuto per gli orrori della guerra, mostrano scene di sofferenza, e angoscia… mi andavo dicendo che per il pubblico non ci fosse spazio per confrontarsi nuovamente con la tristezza che queste scene di guerra trasmettono…” aggiunge… “in fondo sono quadri che parlano della morte, negli anni sentivo che la mostra non si poteva fare! era una mostra che volevo fare ma nella mia testa non riuscivo ad immaginarla nel contesto del mondo che stavamo vivendo fino a due anni fa”. Insisto nel chiedergli come mai alla fine si sia convinto e la La Vittoria sua risposta mi colpisce… “con il conflitto in Ucraina e poi con l’aggressione ad Israele e l’inizio degli orrori e delle distruzioni inPalestina, ho sentito una forte spinta emotiva, ed ho capito che era arrivato il momento giusto per farla! Poteva esserci voglia di riflettere sul significato della guerra… meditare sul senso delle atrocità e distruzioni, come Costantini suggerisce nei suoi dipinti”.
( I nemici )
A questo punto ci siamo addentrati nel mondo di un pittore della fine ‘800 inizi ‘900. Giovanni Costantini che esordì a vent’anni nel 1892 alla “Società Amatori e Cultori di Roma” esponendo tre paesaggi di cui uno, “Giornello sul Tevere”, acquistato dal Re Umberto I°, fino al 1921 era famoso per aver fondato insieme a Giulio Aristide Sartorio (1892) il “gruppo dei XXV della campagna romana” e quindi per le sue vedute della campagna romana. Negli anni successivi sarà pittore affermato e di successo, nel 1908 espone alla LXXVIII “esposizione di belle arti di Roma” 14 opere tra cui “Folla triste” che viene acquistata dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna. Nel 1910 decora il teatro nuovo di Spoleto (sala XVII settembre) con temi allegorici ispirati al lavoro, fu membro dei Virtuosi del Pantheon e dell’Accademia di San Luca.
Ma continuando la nostra visita; guardando i quadri ed essendo noi tre tutti coinvolti nel mercato dell’arte e del collezionismo viene di chiedere – qualcosa che l’atmosfera che i quadri da cui siamo contornati mi spingerebbe a tacere – temi, così impattanti emotivamente, possono avere un mercato oggi, la risposta di Alessio Ponti è interessante… “di fatto, la mostra non l’avevo pensata con un fine commerciale, volevo fosse un tributo, una testimonianza che stimolasse alla riflessione eppure sorprendentemente …ha avuto un grande successo di vendite ma ripeto non era il mio primo obiettivo… come speravo le persone prima di tutto vengono e rimangono colpite, le vedo pensare, come in meditazione dinnanzi alla sofferenza che l’apparente calma della composizione di Costantini è in grado di trasmettere, mi ringraziano per questa scelta ed escono toccate dalla forza del messaggio”.
Una mostra da visitare, c’è tempo fino all’8 giugno
( Ritorno a casa )