Un Diario da Casa Ansuini

I GRANDI GIOIELLIERI DEL XIX SECOLO LA MAISON VEVER (2)

Nel 1881 Ernest Vever lascia definitivamente gli affari cedendo la Maison ai due figli Paul e Henry.

Paul Vever   (1851-1915)  diplomato alla Ecole Polytechnique rinuncia alla carriera nello  Stato e nel 1874  entra nella Maison paterna.

Henry Vever (1854-1942) segue un percorso differente. Inizia come apprendista nell’atelier di oreficeria di Loguet in Rue du Temple dove ottiene la “zampa di lepre” insegna della qualifica di operaio.

La “zampa di lepre” serviva per spazzare via delicatamente la polvere d’oro della limatura dalla “stecca” del banchetto  dove gli orafi lavorano e nella cerimonia di passaggio di grado veniva passata intorno al collo dell’apprendista che diveniva operaio . La cerimonia finiva poi con un grande banchetto.

Henry passa poi nell’atelier di Hallet e con un nuovo apprendistato diviene operaio gioielliere ed incastonatore, apprendendo inoltre da Dufoug il disegno professionale.

Pur lavorando durante il giorno il giovane Vever segue ogni sera i corsi di disegno e composizione ornamentali all’Ecole des Arts decoratifs. Ammesso poi, per concorso, all’Ecole nationale des Beaux Arts entra nell’atelier di Gerome ottenendo numerose riconoscimenti.

Al termine del percorso formativo  Henry, nello stesso periodo del fratello, entra nella Maison Vever.

 

 

Nel 1880 Paul si sposa ed il padre lo associa all’azienda. Stessa cosa l’anno seguente quando a sposarsi è Henry.  Ernest si ritira in quell’anno dagli affari.

I due fratelli, alla guida dell’azienda, vogliono dare un nuovo impulso e sono favoriti dal fatto di avere competenze differenti e complementari.

Prendono parte all’Exposition del 1889 con un grande successo, ottenendo uno dei due Grands Prix attribuiti alla gioielleria. L’altro va alla Maison Boucheron. Tra i gioielli esposti da Vever un  diadema con al centro un diamante giallo -oro di 54 carati ed una conchiglia con un diamante rosa ancora più raro. Numerose poi i gioielli con magnifiche perle di cui una nera eccezionalmente grande e perfetta inserita in un nodo Luigi XVI. I motivi floreali sono eseguiti molto bene e destano ammirazione.

Nel 1891 partecipano all’Exposition Francaise a Mosca che ha una grande importanza sia sociale che politica in quanto può essere considerata come il preludio dell’alleanza Franco Russa. La vetrina della Maison è ancora più importante di quella dell’Exposition francese.

 

 

L’occasione da la possibilità ai due fratelli di studiare non solo l’oreficeria russa, ma anche l’arte orientale del tesoro imperiale di Costantinopoli. Henry visita poi il Caucaso, Boukhara e Samarkand e Paul al ritorno a Parigi ottiene la Legion d’Honneur.

La ricerca stilistica di Hanry lo porta ad appassionarsi all’arte giapponese.  E’ membro de “Les Amis de l’Art Japonais” alle cui cene incontra regolarmente  Claude Monet. Diviene fin dal 1880 un grande collezionista di stampe xilografiche ukiyo-e.

All’inizio del’900 la collezione di stampe Vever assume un’importanza internazionale e conta molte migliaia di xilografie, tuttavia durante la prima guerra mondiale deve vendere la maggior parte delle  opere. Queste  vengono acquistate da un magnate giapponese e poi cedute al Museo Nazionale di Tokyo  formando la maggior parte del corpus ukiyo-e dell’istituzione museale.

 

 

Nel 1893 alla World’s Fair di Chicago la Maison presenta apprezzati gioielli e Henry effettua un tour di studi negli Stati Uniti ed in Canada visitando le gioiellerie e le principali fabbriche di oreficeria e bigiotteria.

Nel 1897 Henry Vever è nominato cavaliere della Legion d’Honneur e nello stesso anno la maison ottiene un Grand Prix alla Exposition de Bruxelles.

 

 

L’amore per il giapponesismo, la ricerca e la creatività portano Henry Vever ad occupare un ruolo preminente nell’ Art Nouveau. Le creazioni presentate in occasione della Exposition 1900 Paris  hanno un carattere di assoluta novità, restando comunque sottoposte alle leggi dell’equilibrio e dell’armonia, e meritano un nuovo Grand Prix. Nel rapporto ufficiale di Paul Soufflot viene evidenziato che “ MM Vever sont entrés resolument dans la voi nouvelle; ils ont voulu rompre avec les anciens errements en la matiere, et se faire les protagonistes d’une nouvelle conception de la joaillerie »

Si può pensare che Vever e Lalique rappresentino le nuove tendenze della gioielleria all’Esposizione Universale del 1900.

Con il tramonto dell’art Nouveau, la Grande Guerra e la morte di Paul Vever la Maison entra in una parabola discendente che avrà fine nel 1982 con la chiusura della Maison.

 

 

 

 

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