Un Diario da Casa Ansuini

L’ARTE ITALIANA: DAL RITORNO ALL’ORDINE ALLA RINASCITA POST-BELLICA

Margherita Sarfatti (1880-1961), formatasi su Turati, Kuliscioff e Marx, mentore e amante di Mussolini riuscì a mantenere una certa indipendenza dell’arte italiana dal potere fascista. Fu la madrina del “Novecento” e, grazie al suo operato, il “Ritorno all’Ordine” non fu mai soffocante, mentre in Germania l’asservimento dell’arte al potere portò l’imbianchino a credere di potere obbligare i pittori con la mostra sulle “arti degenerate”.

Tuttavia la sudditanza di Mussolini all’alleato nazista, che culminò nelle famigerate leggi razziali del ’38, provocò la fuga dall’Italia della stessa Sarfatti in quanto ebrea e conseguentemente una grande stretta politica sull’arte.

 

 

Il giovanissimo Ernesto Treccani (1920-2009) fondò a soli 17 anni la rivista “Corrente di Vita Giovanile”, che divenne poi “Corrente”, aggregando inaspettatamente una moltitudine di artisti, tra cui Birolli ed ermetici come Carlo Bo e Mario Luzi. Il gruppo diede vita a dibattiti orientati verso un mondo nuovo, banfiano, muovendosi non in linea col pensiero fascista. Nel 1940 il regime non tollerò più il dissenso e chiuse la rivista.

La fine della rivista non disperse gli adepti che si raccolsero intorno alla Galleria d’Arte di via della Spiga a Milano, nella famosa “Bottega di Corrente di via della Spiga”. Birolli, Guttuso, Treccani, Vedova, Paganin etc, proseguirono l’attività artistica e di contestazione che, tuttavia, non sfuggì all’OVRA che la chiuse definitivamente nel 1943. Molti dei partecipanti proseguono l’attività in montagna con i partigiani.

Nel 1946 a guerra finita il desiderio di riavere un movimento artistico italiano era forte. Nasce il “Fronte Nuovo delle Arti”, nome che Guttuso, facendo riferimento ai movimenti partigiani, impose al posto di “Nuova Secessione Artistica Italiana”.  Il movimento è propugnato da Marchiori a Venezia, a Milano con Birolli e Morlotti e a Roma con Guttuso. Il Fronte non ha una compattezza stilistica, ne fanno parte oltre che i promotori già nominati: Santomaso, Viani, Carlo Levi, Consagra, Fazzini. Il gruppo fa riferimento ai movimenti parigini, al post cubismo e all’arte fenomenologica. Alla biennale del 1948 due intere sale vengono riservate al Fronte.

 

 

La situazione politica italiana evolve con la vittoria della D.C. Per tali ragioni il P.C.I. impone di serrare i ranghi in campo artistico: Guttuso si adegua, divenendo uno degli esponenti più importanti del Neorealismo artistico.

 

 

Sorsero in questi anni grandi dibattiti sul fine dell’arte, che sfociarono con la fine del Fronte da cui si distaccò il cosiddetto “Gruppo degli Otto”.

Uno dei più importanti artisti fu proprio Antonio Corpora (1909-2004), nato a Tunisi nel 1904, entra nel 1928 all’ “Ecole des Beaux Arts” dove studia con Armand Vergeaud, allievo di Gustave Moreau.

Nel 1929 va a Firenze, ma si trova a disagio nel clima conservatore della città e, per tali ragioni, nel 1930 si trasferisce a Parigi dove, a differenza dell’ambiente artistico italiano dominato dal “Novecento”, sono attivi i movimenti post-impressionisti, cubisti e fauves.

 

 

Corpora mantiene i contatti con gli artisti della galleria milanese “Il Milione” come Fontana, Reggiani e Soldati.

Nel 1939, pur risiedendo in Francia, tiene una sua personale a Milano. In quegli anni dipinge tele figurative alternate con altre astratte e sostiene con vigore l’apertura alle grandi correnti pittoriche europee. Corpora, uno dei maggiori conoscitori della pittura francese del ‘900, si è battuto per un rinnovamento della pittura italiana nel solco europeo.

Dopo la guerra, nel 1945, torna in Italia stabilendosi definitivamente a Roma, inizialmente come ospite nello studio di Guttuso.

Alla dissoluzione del Fronte, Corpora si schiera con il “Gruppo degli Otto”. Nel 1952, in occasione della Biennale di quell’anno, Lionello Venturi, su richiesta di Corpora, scrive un breve testo sul gruppo di cui fanno parte Afro, Birolli, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova e lo stesso Corpora. Nel testo è spiegato che gli artisti del Gruppo sono vicini all’esperienza dei cubisti, espressionisti e astrattisti.

Corpora vince alla Biennale il premio della “Giovane Pittura Italiana” e la sua opera “Alba” viene acquistata per la “Galleria d’Arte Moderna” di Roma.

A metà degli anni ’50, Corpora, come altri del gruppo, comincia ad abbandonare la geometria cubista. Egli, tuttavia, prosegue la sua attività pittorica fino alla morte nel 2004 all’età di 95 anni.

 

Leave a comment