Un Diario da Casa Ansuini

NICOLA CARRINO La Poesia delle Sculture Componibili

Roma, 6 Febbraio 2022

Nicola Carrino (1932-2018) è stato un artista di origini pugliesi che ha vissuto e lavorato principalmente a Roma, città dove nel 1952 partecipa alla sua prima mostra collettiva e dove nel 1958 inaugura la prima personale.

 

E’ tra i protagonisti del panorama artistico italiano e romano di quegli anni e nel 1962 forma il Gruppo 1 insieme agli artisti Biggi, Frascà, Pace, Santoro e Uncini; la loro attività propone il superamento delle precedenti correnti artistiche informali, più istintuali e gestuali, e la ricostituzione in termini più razionali dell’arte in generale grazie a un attento riesame del rapporto artista-osservatore/artista-società, in primis, e grazie all’impiego all’interno delle proprie composizioni di strutture e schemi di chiara derivazione geometrico-razionale, dalla sezione aurea alla Successione di Fibonacci.

Nei decenni successivi partecipa a svariate edizioni delle Quadriennali di Roma e delle Biennali di Venezia, Parigi e San Paolo del Brasile, esportando in questo modo la sua poetica anche al di fuori dei confini non solo nazionali, ma anche europei.

Docente di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma sino al 1992, Carrino diviene l’anno successivo membro della prestigiosa Accademia Nazionale di San Luca, ricoprendone poi, nel biennio 2009-2010,  il ruolo di Presidente.

Le sue opere, denominate spesso Costruttivi Composizioni, sono apprezzate a livello mondiale da molti collezionisti e sono presenti anche nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Cosa rende così particolare la poetica scultorea di Nicola Carrino?

Le opere concepite dell’artista esprimono una ricerca plastica unica, orientata anche alla ridefinizione dello spazio percettivo attraverso l’elaborazione di volumi regolari, quasi archetipici, primo fra tutti il cubo.

Dal punto di vista materico, le strutture geometrico-modulari vengono realizzate con l’impiego di elementi di origine industriale, quali l’acciaio e il ferro, materiali quotidianamente rintracciabili nella realtà che ci circonda e nella quale siamo costantemente immersi, ma che grazie all’intervento artistico assumono un carattere e una vitalità del tutto nuovi.

Nella concezione artistica di Carrino, opere come Cubo Giallo diventano quindi veri e proprio organismi-scultura che, in una costante dialettica giocata sulla contraddizione Costruzione/Distruzione, possono essere trasformati nella loro disposizione spaziale dall’azione dello spettatore, in modo da modificare anche la percezione che lo stesso ha dell’ambiente in cui le opere sono inserite.

Alberto Romanelli
Reparto Fine Art

Cubo Giallo, 1969,
Scultura variabile composta di quattro elementi.
Ferro verniciato a fuoco, (insieme) cm 200x125x125.
Stima: su richiesta
Visionabile: su appuntamento

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