L’ANTIQUARIATO DI GIOIELLERIA NELL’ULTIMA ASTA DI ANSUINI 1860
Roma, 20 Febbraio 2022
L’ultima asta del 20 Novembre 2021 ha confermato l’interesse del mercato per la gioielleria d’epoca.
I gioielli sono ricercati ed apprezzati non solo per la beltà delle pietre, la raffinatezza della lavorazione e del disegno, ma per la storia che racchiudono.
La gioielleria d’antiquariato ci riporta all’epoca in cui fu creata, ai vestiti delle dame che l’indossavano ed alla magnificenza ed allo sfarzo di quelle abitazioni e degli arredamenti. Il gioiello racchiude e rappresenta un periodo storico e ci parla dei desideri e del modo di sentire di quel mondo femminile.
Una sciarpetta di Bulgari con piccole perle ed inserti in diamanti datata tra il 1910 ed il 1920 con astuccio coevo dopo un’aspra battaglia ha raggiunto la cifra di € 13.700 (d.i)
Una collana in oro ed acquamarine della prima metà del XIX secolo eseguita dalla Maison Gloria di Parigi in Rue de la Paix, con astuccio originale, è stata aggiudicata a € 11.200 (d.i) ed infine tra gli altri gioielli d’epoca una meravigliosa spilla della Maison francese Lacloche ha raggiunto la cifra di € 11.000 (d.i)
In ogni epoca lo spirito del tempo permea l’animo umano che tende poi a circondarsi di opere che sono in armonia con il suo sentire. La gioielleria non sfugge a questa necessità. Il periodo a cavallo della metà del XIX secolo, fino alla fine del secondo impero francese, è un periodo di lusso sfrenato e di gusti raffinati. La parola d’ordine del ministro Guizot era “Enrichissez-vous” (“Arricchitevi”) La luce della Francia illuminava l’Europa intera
LA GIOIELLERIA EUROPEA all’epoca del secondo impero francese
1860 Dalle navi Piemonte e Lombardo sbarcano a Marsala i Mille di Garibaldi. L’Italia e’ un’ “espressione geografica” divisa in sette stati. A Roma Pio IX, il Papa Re, è ancora saldo sul trono e governa con le sue XVII delegazioni apostoliche e la comarca di Roma nei territori di Romagna, Marche, Umbria, Lazio e Benevento
ANSUINI inizia la sua storia plurisecolare nella bottega orafa di piazza Navona. A quel tempo i gioielli eseguiti da Ansuini seguivano la moda dettata dai grandi orafi Castellani.
CASTELLANI Questa famiglia di orafi, attiva a Roma con Fortunato Pio (1794-1865), proseguì la sua parabola con i figli Augusto (1829-1914), Alessandro (1823-1883) e con il nipote Alfredo (1856-1930).
Fortunato Pio fu l’inventore del “giallone”, colore e lavorazione nei modi della gioielleria etrusca. I disegni dei Castellani erano suggeriti dal raffinatissimo Principe Caetani, ma la grande fama giunse soprattutto in seguito, con l’apporto di Alessandro, in esilio a Parigi nel 1860 e dopo essere stato a Castel S. Angelo ospite delle galere pontificie per aver messo il cuore nella Repubblica Romana.
LA GIOIELLERIA ROMANA NELLA META’ DELL ‘800.
Sull’onda delle grandi scoperte archeologiche era diffusa la passione, in Italia ed in Europa, per gli scavi e l’antico. Anche l’Italia, purtroppo, veniva saccheggiata dai mercanti d’arte europei per la loro ricca clientela internazionale. Alcuni musei avevano addirittura dei rappresentanti a Roma per il reperimento ed il trasferimento all’estero di oggetti di antiquariato e di scavo. La gioielleria non poteva sottrarsi a questa moda dell’antico ed i Castellani furono i più importanti costruttori orafi e grandi antiquari e collezionisti.
Invano Fortunato Pio con il figlio Augusto tentarono di impedire la dispersione dell’importantissima collezione Campana le cui opere, dopo l’arresto (1857) di Giampietro Campana che per amore dell’arte andò a rovina, furono vendute dallo Stato Pontificio e trasferite all’estero nei musei dell’Ermitage, del Victoria and Albert Museum, del Metropolitan Museum of Art ed infine le antiche oreficerie, restaurate dai Castellani, trovarono collocazione al Louvre.
Il sistema di lavorazione nelle botteghe orafe romane era sostanzialmente invariato da secoli. In quel periodo i gioielli di tipo etrusco e non solo, eseguiti anche con l’inserimento di manufatti di scavo, erano esteticamente ed intrinsecamente pesanti
Spilla ITALIA XIX. Aggiudicato da ANSUINI ASTE.
Se era accettabile questa estetica nell’imitazione etrusca eravamo purtroppo molto lontani dai lavori di epoca romano imperiale come la reticella per capelli (Museo Romano) che poteva quasi volare con un soffio. I diamanti montati a Roma provenivano via Firenze (Fondo Castellani- archivio storico S. Ivo alla Sapienza) e purtroppo molto spesso i vecchi gioielli venivano smontati per farne di nuovi (Causa Castellani-Doria Pamphili-archivio storico). Il mosaico minuto, la cartoline del Grand Tour, era eseguito pagando a cottimo un tanto a centimetro.
Francia La gioielleria italiana era molto lontana dalla raffinatezza dei disegni e dalle tecniche di costruzione della coeva gioielleria degli orafi parigini di Rue de la Paix e di Place Vendome che moltiplicavano le loro sedi e fornivano gioielli alle teste coronate, da Napoleone III ai re di Spagna e di Grecia, dalla nobiltà alla ricca borghesia europea.
Per i gioiellieri parigini era estremamente importante la loro fama di qualità che garantira’ il primato mondiale fino alla Prima guerra mondiale. L’artigianato, specializzato nel lusso, era considerato senza rivali per la ricchezza, l’eleganza dei suoi disegni e la perfezione della mano d’opera.
La qualificazione professionale era considerata il criterio principale nell’esercizio del mestiere. Non esisteva alcun percorso formativo organizzato dallo Stato. Solo nel 1868 l’associazione dei gioiellieri (Chambre Syndacale Patronale Parisienne) dara’ vita allaÉcole Professionelle de Dessin e poi alla Chambre Syndacale de la Bijouterie, de la Joaillerie et de la Orfevrie organizzando corsi serali agli apprendisti per farne degli eccellenti operai.
La formazione professionale avveniva presso le botteghe orafe e includeva il disegno, la modellatura ed il lavoro del metallo. Iniziava con l’apprendistato tra gli undici anni, come Alphonse Fouquet (1828-1900), e i 14 anni, come Frederic Boucheron (1830-1902), lavorando dalle 14/15 ore al giorno fino alle 18 ore in inverno, per una paga settimanale da 0,50 a 2 franchi. Il padrone forniva un tetto, una zuppa quotidiana e pane secco la mattina e a mezzogiorno. I loro nomi diverranno leggendari nell’ alta gioielleria francese.
Divenuto operaio l’apprendista vedeva il suo salario salire a 2 franchi al giorno con la possibilità in seguito di mettersi in proprio.
Non è che l’apprendistato nei laboratori orafi romani fosse meno duro; tuttavia, gioca un ruolo importante la committenza che crea l’offerta. La raffinatezza della nobiltà e dell’alta borghesia francese ed europea stimola i costruttori di gioielli francesi ad una sempre migliore qualità mentre gli standard romani sono decisamente più bassi nella gioielleria ornamentale mentre opere di alto livello si trovano nelle suppellettili sacre.
Collana Carlo Giuliano, allievo di Alessandro Castellani. Fu inviato nel 1860 a Londra per aprire una succursale di Casa Castellani. Aggiudicato da ANSUINI ASTE
In Inghilterra, dopo il primo periodo Vittoriano conosciuto come il periodo romantico dove l’ispirazione derivava dal Rinascimento, dal Medioevo e dal mondo naturale, con la morte del Principeonsorte Alberto di Sassonia (1861) il lutto della Regina Vittoria improntò il “Mourning Period” (1861 – 1880) dove anche la gioielleria rappresentava non solo il dolore ma anche la transizione tra la fine di un mondo e l’inizio di un’era di tecnologia e innovazione. Non possiamo non ricordare i gioielli lavorati con i capelli come il medaglione eseguito con quelli del Principe Alberto che la Regina, nel suo dolore, indossava giorno e notte.