Un Diario da Casa Ansuini

ARTE ASIATICA: IL TESORO SCONOSCIUTO

INTERVISTA AL DOTT. ANGELO D’ANDREA | 3 LUGLIO 2022 | ROMA

Assistiamo costantemente ad aste di Arte Asiatica che spesso lasciano sbalorditi per gli ottimi risultati.

Cosa ci dice un dato del genere rispetto all’andamento del mercato? Siamo davanti a una moda passeggera o c’è un vero e proprio interesse collezionistico radicato?

Il momento di particolare interesse per l’Arte Asiatica a cui stiamo assistendo è certamente frutto di entrambe le cose: da un lato non possiamo escludere che a livello di tendenze estetiche ci sia, soprattutto nell’arredo contemporaneo, un forte ritorno all’apprezzamento per questo immaginario e queste iconografie; dall’altro è innegabile come il volume degli acquisti sia cresciuto anche perché numerose collezioni, private e non, stanno aumentando considerevolmente le proprie raccolte.

Anche grazie a politiche mirate, in Cina a oggi moltissimi musei, fondazioni e istituzioni, infatti, si stanno fortemente adoperando per rientrare in possesso delle opere di cui sono stati depredati nei secoli. Alla forte crescita che ha caratterizzato negli ultimi decenni queste economie, che noi definiamo emergenti, va di pari passo una forte propensione al riappropriarsi della propria cultura, della propria storia, delle proprie radici, un riappropriarsi dei propri spazi che viene attuato anche attraverso l’imporsi fortemente inserendosi nel mercato dell’arte.

Ci sono aneddoti nello specifico che possano farci capire meglio questo discorso, che sembra toccare sia questioni economiche, che questioni culturali?

Certamente! Fra i casi maggiormente noti alle cronache troviamo quello relativo alle dodici teste bronzee, opera del missionario gesuita e artista italiano Giuseppe Castiglione (1688-1766), che decoravano la bellissima Fontana dello Zodiaco – una fontana presente nell’Antico Palazzo d’Estate di Pechino, decorata con le personificazioni dei dodici segni dell’Oroscopo cinese – e che furono trafugate nel 1860 durante la Seconda Guerra dell’Oppio.

Nel 2009 due di queste teste bronzee – quelle raffiguranti rispettivamente il Coniglio e il Ratto – sono riapparse sul mercato nel corso di un’asta in cui venivano esitati alcuni beni di proprietà di Yves Saint Laurent e del suo compagno Pierre Bergé: la vendita dei due manufatti ha suscitato un dibattito internazionale veramente molto controverso, che ha portato la Cina a esigere la restituzione delle opere; il tutto s’è concluso nel 2013, quando François-Henri Pinault ha restituito alla Cina le due teste, nel tentativo di rafforzare anche relazioni diplomatiche e commerciali con lo Stato francese.

Quali sono le tipologie di oggetti più apprezzati dai collezionisti e dal mercato? Ci sono artisti particolarmente ricercati?

Esistono sicuramente nomi di artisti che costituiscono delle pietre miliari nella Storia dell’Arte anche i queste parti del Mondo, ma a differenza nostra l’interesse non è così incentrato sull’autorialità, o per lo meno non è un criterio così dirimente.

Spesso gli oggetti di maggior interesse non presentano firma, ma sono produzioni di manifatture artigiane apprezzate per la loro bellezza in sé; una comprensione profonda di questa arte sembra quasi sfuggirci, anche perché i nostri parametri e i nostri canoni non è detto che siano quelli con i quali approcciarsi correttamente a una cultura millenaria come questa.

A livello di apprezzamento sul mercato, invece, senza ombra di dubbio le porcellane – specialmente quelle recanti i marchi imperiali – sono i beni che vanno per la maggiore: vasi, contenitori, piatti, ciotole e manufatti di questo tipo affascinano e continueranno ad affascinare l’acquirente, costituendo la fetta principale del mercato.

Semplici manufatti, come le ciotoline in pocellana Ge-Type, esistenti in pochissimi esemplari al monto, vengono battute in asta e aggiudicate per svariati milioni di euro.

Molto ricercati sono anche i bronzi, sia dorati che non, così come le sculture in giada e i sigilli, spesso anch’essi realizzati con questo materiale; ultimamente destano particolare interesse anche tutti quegli oggetti afferenti alla cosiddetta produzione Scholar, ossia quei manufatti largamente presenti nei luoghi di educazione e di produzione culturale, quali tavolette, contenitori per inchiostro, ciotoline per le tempere, pietre levigate e pennelli: la magia e il valore di una cultura così antica si tramandano anche in queste piccole cose, a riprova come dicevamo di come sempre più spesso nel confronto con la diversità i nostri canoni interpretativi non sempre siano efficienti nella comprensione dell’altro e di come – passando a considerare un punto di vista più banale e materiale, come può essere l’aspetto meramente economico – anche in questo caso soltanto il supporto dell’esperto possa aiutare nella corretta valorizzazione dell’oggetto.

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