
LA SIMBOLOGIA DEL CAVALLO NELL’ARTE DI DE CHIRICO
RIPANO EUPERINO| ROMA 13 GIUGNO 2025
Nel 1917, negli ambienti desolati dell’antico convento Villa del Seminario, neurocomio di Ferrara, Carlo Carra’, firmatario nel 1910 del Manifesto del Futurismo ed amico di Boccioni, incontra Giorgio de Chirico.
(Neurocomio ferrarese – Villa del Seminario)
In quella struttura Giorgio e Carlo, soldati del 27° Reggimento Fanteria, sono ricoverati per problemi psichici. Il confronto tra i due sulle nuove realtà, coinvolge il fratello di De Chirico Savino, il pittore ferrarese De Pisis e conduce ad una nuova estetica: la corrente artistica metafisica. Al movimento, alla macchina, alla tecnologia del Futurismo si contrappone un’atmosfera statica, onirica che porta al passato. Le forme sono delineate, ma la realtà viene superata. Le emozioni di chi guarda le opere entrano in una sfera surreale e simbolica che porta alla riflessione introspettiva.
(Filippo de Pisis e Giorgio de Chirico, © Collezione privata) (Carlo Carrà, 1917, © Archivio Raimondi, Bologna)
Giorgio de Chirico (1888 – 1978) nacque a Voios in Tessaglia mentre il padre, nobile siciliano, svolgeva il suo lavoro di ingegnere ferroviario. Caposcuola della corrente artistica Metafisica esercitò una influenza significativa sul Surrealismo. Il rapporto con Breton si interruppe nel 1926 quando il poeta francese interpretò l’abbandono dello stile metafisico come un tradimento dichiarando che de Chirico era ”morto artisticamente nel 1918”. Nel corso degli anni successivi il pittore italiano produsse opere che fondevano elementi metafisici e classici. Nel 1944 si trasferi a Roma in Piazza di Spagna. Morì nel 1978.
(Giorgio de Chirico, Le muse inquietanti, 1917)
Se si pensa alle opere di de Chirico si fa subito riferimento ai manichini ed ai cavalli. Questi ultimi catturarono per anni l’immaginazione del grande artista e la loro rappresentazione con i suoi significati e simboli rappresentò un messaggio forte.
Nell’immaginario collettivo il cavallo ha sempre rappresentato eleganza e forza, obbedienza e slancio. Nel sogno rivela quello che si agita sotto la coscienza. Porta con se una tensione sacra. E’ corpo in corsa e simbolo di trasformazione.
(In asta: Giorgio de Chirico, Cavallo Tenuto per la Cavezza, 1940)
Per Jung il cavallo è un archetipo e va letto su un piano simbolico e collettivo. È una forma dell’inconscio che attraversa la storia dell’umanità. È la parte istintuale della psiche che prende forma per guidare, sfidare, incutere timore. Incarna la libido in senso ampio. È energia vitale e desiderio di libertà. È la forza dell’inconscio, una forza che va riconosciuta e non domata. Rappresenta la forza della natura, quella dei quattro elementi Terra, Fuoco, Aria ed Acqua.
I cavalli di de Chirico, sia quelli del periodo metafisico che quelli del periodo posteriore si differenziano da quelli degli altri artisti nelle varie epoche per essere delineati, ma sostanzialmente altrove. Non danno l’impressione di una realtà dinamica, ma rappresentano una atemporaneità.
(Giorgio de Chirico, Cavallo e Cavaliere con berretto frigio, 1940 )
Nelle foto sono rappresentate due pregevoli opere di Giorgio de Chirico in terracotta. Datate 1940 c.ca quando l’artista aveva abbandonato l’estetica strettamente metafisica per introdurre elementi classici, è evidente la staticità straniante accentuata dalla postura della figura umana.
La bardatura dei cavalli senza staffe e senza morso, unitamente agli abiti ed al berretto frigio ci portano ad un’epoca allo stesso tempo classica e atemporale. La classicità contribuisce unitamente al simbolismo del cavallo alle meravigliose forme scolpite dall’artista che ci colpiscono nel profondo svelando bene cosa è l’Arte.