
LA GEMMOLOGIA A ROMA: I BUTINI E L’I.G.N.
PROF. SERGIO ANSUINI| ROMA 2 MAGGIO 2025
Capita di trovare insieme a gioielli degli anni intorno alla Seconda guerra mondiale la ricevuta del pagamento con la descrizione fatta dal venditore. Per il cliente questa era sufficiente per sapere cosa avesse acquistato. Si andava dal gioielliere “importante” perché confortati dal nome. Faceva testo la sua descrizione “Ipse Dixit”.
Purtroppo, passato quasi mezzo secolo, ci accorgiamo che molte di quelle attestazioni, senza alcuna volontà di raggirare, erano generiche ed a volte sbagliate. I gioiellieri non avevano una conoscenza scientifica, ma come figli d’arte solo una grande esperienza. Un diamante poteva essere classificato “bianco commerciale” senza specificare il grado di colore, un rubino solamente “orientale” senza indicazione della provenienza e zaffiri Ceylon di colore particolarmente intenso e di tonalità più azzurra che celeste denominati birmani. Non parliamo poi dei trattamenti delle pietre di colore che venivano difficilmente rilevati e comunicati.
Circa cinquanta anni dopo le cose sono radicalmente cambiate. Gli acquirenti consultano internet e sono informati. La sola dichiarazione di un commerciante non è più sufficiente. Si pretende la certificazione di un laboratorio gemmologico ed il costo di una pietra varia anche a seconda della sua notorietà. I laboratori gemmologici sono diventati brand ed il costo dei certificati varia. Quello della GIA, una multinazionale, è il più caro. Per un diamante top lot può essere preferibile un suo certificato, ma ve ne sono anche altri professionalmente molto validi ed accreditati a livello internazionale nelle aste di gioielli. La grande diffusione dei diamanti coltivati, indistinguibili da quelli naturali se non con sofisticati esami di laboratorio, ha reso la individuazione e certificazione indispensabile. Oggi un diamante o una pietra di colore senza certificato è come un quadro senza autentica e nelle aste la penalizzazione economica è severa.
Sono molte le attività inerenti la gioielleria: disegnatori, orafi, incisori, incassatori etc. Nell’800 vi erano i lavoranti del mosaico minuto che venivano pagati un tanto a centimetro. I tempi cambiano ed oggi un settore essenziale è la gemmologia.
Uno dei laboratori più importante d’Italia, che vediamo citato nelle grandi aste internazionali, è l’Istituto Gemmologico Nazionale di proprietà di una vecchia famiglia di orafi: i Butini.
Nel 1926 il giovane Carlo Butini approdò dalla natia Genova all’idroscalo di Ostia come capo-reparto per la manutenzione ed il controllo degli strumenti di bordo (altimetri, barografi etc) degli idrovolanti. Presto però il lavoro sugli strumenti non fu più sufficiente a soddisfare le sue aspirazioni ed aprì un proprio laboratorio che, oltre a lavorare all’inizio per l’idroscalo, si dedicò alla creazione di gioielli e riparazione di orologi. Ben presto il laboratorio con un’ulteriore specializzazione nel traforo divenne un punto di riferimento a Ostia e Roma. Enrico Butini, figlio di Carlo, fin da giovane si dedicò all’attività di famiglia promuovendo un’importante collaborazione pluriennale con l’artista Corrado Cagli.
(Flavio ed Enrico Butini con Gina Lollobrigida)
Nell’Agosto del 1972 Enrico si staccò dall’attività di famiglia aprendo una propria boutique con laboratorio. Solo un anno dopo, visitando la Fiera di Gioielleria di Vicenza fu colpito da un piccolo stand dove veniva presentato l’Istituto Gemmologico Italiano. Fu l’inizio di un percorso e di una passione che lo portò al diploma in gemmologia e, dopo la chiusura dell’attività orafa a seguito di un devastante furto, a dedicarsi completamente allo studio delle gemme.
Le grandi competenze acquisite convincono Il Museo di Villa Giulia a chiedere la collaborazione di Butini per lo studio delle tecniche orafe ottocentesche e la classificazione gemmologica della Collezione Castellani. Venne in seguito affidato ad Enrico lo studio delle gemme trovate negli scavi di Pompei nella cassaforte del “Gemmaro” e lo studio dei preziosi presenti nel diadema della” Dama degli Zaffiri” rinvenuto in una tomba monumentale romana nei pressi di Colonna (Rm). Gli interventi in campo archeologico e gemmologico furono e sono tutt’ora numerosi.
(Ori Castellani)
Nel 2000 Enrico Butini con il figlio Flavio fondano l’Istituto Gemmologico Nazionale nel quale oltre all’attività di certificazione dei preziosi si consolida un grande lavoro di ricerca affiancato da conferenze ed attività didattica. Oggi l’IGN rappresenta una realtà complessa di altissimo livello che vede affermato il suo ruolo di centro studi e certificazione di pietre senza interferenze e condizionamenti esterni.